mercoledì 28 febbraio 2007

Incontri postmoderni

Negli ultimi tempi, non solo ma anche e soprattutto attraverso l'uso di internet, ho riallacciato rapporti con persone che non sentivo da circa 20 anni, persone che nella mia infanzia sono state molto importanti e che pensavo ormai riposte in un angolino felice della memoria. Potete immaginare l'emozione di questi rincontri.
Conosco gente che ha ancora paura della tecnologia, che si impigrisce sbuffando di fronte a questi strumenti, sento discorsi sul computer che annulla il contatto umano…sull’alienazione e storie del genere…
Solo chiacchiere superficiali! Sulla potenza e sulle possibilità vecchie e nuove del web credo che dedicherò prossimamente un post; ora dico solo una cosa: non abbiate paura della tecnologia, come tutte le cose della vita, basta usarla con passione e intelligenza.

domenica 25 febbraio 2007

Tempi di esistenzialismo

Il passato è spesso rimpianto.
Il presente è troppo vissuto.
Il futuro è solo sognato.

venerdì 23 febbraio 2007

La crisi

A mente fredda, dopo aver letto ed essermi informato il più possibile, vorrei provare a mettere un pò di ordine in questa brutta ed improvvisa crisi di governo. Non è facile riuscire a fare un discorso compatto e sintetico per esprimere tutte le necessarie riflessioni: procederò per punti cercando di spiegare prima a me stesso e poi a voi quello che è successo.

1) Questa crisi è frutto di un'instabilità numerica al Senato dovuta alla pessima legge elettorale con cui abbiamo votato, quella legge definita una "porcata" proprio da colui che l'ha costruita (il pessimo leghista Calderoli), fatta per mettere i bastoni fra le ruote al centrosinistra che avrebbe presumibilmente vinto le elezioni (come in effetti è avvenuto).

2) La maggioranza è stata battuta sulla politica estera. E’ vero che questo è il campo dove più accentuate sono le differenze ideologiche fra la sinistra radicale e il resto dell’Unione (come si è visto dalla manifestazione di Vicenza) ma è paradossalmente in politica estera che sono stati ottenuti i risultati migliori di questo governo: ritiro dall’Iraq, missione pacificatrice in Libano, politica equidistante in Medio Oriente, iniziative internazionali per l’abolizione della pena di morte, rilancio della cooperazione e della diplomazia, insomma un nuovo protagonismo che ha cercato di rivendicare una posizione più autonoma rispetto agli Stati Uniti dopo anni di servilismo atlantico. Cadere sulla politica estera mi sembra assurdo…l’avrei capito di più su questioni sociali o economiche.

3) D’Alema è stato sconfitto dopo un intervento di altissimo profilo e proprio D’Alema è secondo i sondaggi (che o valgono sempre o non valgono mai) il ministro più apprezzato dell’esecutivo. Mi sembra il miglior ministro degli esteri possibile per questa coalizione, l’unico in grado di sintetizzarne le varie anime e se ha perso lui figuriamoci gli altri…Certo, con la dichiarazione “o abbiamo una maggioranza o si va casa” ha voluto forzare troppo la mano in un momento delicato e non sembrava necessario…una domanda ai posteri: perché l’ha fatto?

4) Il governo è stato battuto per i due voti mancanti dei dissidenti comunisti ma anche (in maniera determinante, non bisogna dimenticarlo) per l’astensione o il voto contrario di 3 senatori a vita (Andreotti, Pininfarina e Cossiga) che finora avevano sempre assicurato il sostegno al governo. Quali interessi e quali culture esprimano questi personaggi è facile da capire…C’è un disegno neocentrista? Può essere, vedremo, ma intanto la maggioranza doveva dimostrarsi coesa e non l’ha fatto.

5) Questa vicenda può e deve servire a fare piena luce sull’identità della sinistra radicale. Essere un partito di lotta e di governo è difficile, presuppone degli equilibrismi politici che non sempre mi trovano d’accordo. Da anni milito in Rifondazione ma credo che sia arrivato il momento di una riflessione: serve un partito di sinistra moderno, duro e puro ma realista, di massa, aperto si ai movimenti ma in grado di reggere la sfida governativa senza ipocrisie. Ora Rifondazione è un partitino in bilico fra le sue pulsioni movimentiste (spesso, bisogna dirlo, strumentali), lo stile istituzionale bertinottiano e 4 trotzkisti che con la loro coscienza pulita credono di salvare la classe proletaria. Il popolo di sinistra che non vuole morire diessino ha diritto ad un partito vero e forte.

6) Il futuro lo vedo nero…con quale faccia ripresentarsi di fronte agli elettori? Quali parole usare per convincere chi di questa politica è schifato? Solo chi ha paura davvero che le destre prendano il potere può votare ancora per una coalizione di centrosinistra ma so benissimo che non si possono vincere nuove elezioni solo “contro” qualcuno o solo agitando lo spettro di Berlusconi.

7) L’Italia è fondamentalmente un Paese di centrodestra, conservatore e bigotto. La sinistra (o meglio il centrosinistra) ha avuto questa possibilità che ha buttato via in malo modo. Ora sono rassegnato: continuerò a votare la sinistra, il mio sarà un voto ideologico (perché credo che solo perseguendo alcuni determinati valori una società possa progredire) ma nello stesso tempo sono consapevole che con questi dirigenti, o poco idealisti o poco lungimiranti, non si costruisce l’Italia che vorrei.


mercoledì 21 febbraio 2007

Mercoledi delle Ceneri...

Il governo Prodi non ha ottenuto la maggioranza al Senato sulle linee guida di politica estera illustrate in maniera convincente dal ministro D'Alema.
I voti mancanti (al di là dei senatori a vita comunque determinanti) sono stati due: un senatore di Rifondazione Comunista (Turigliatto) e l'altro dei Comunisti Italiani (Rossi) che hanno scelto di "smarcarsi" rispetto ai loro gruppi di appartenenza.
Pur non essendo una votazione tecnicamente e costituzionalmente vincolante, ieri D'Alema aveva ribadito che senza un maggioranza sulla politica estera si tornava tutti a casa.
Conseguenze? Il governo dell'Unione in carica da nemmeno 10 mesi dopo 5 anni di governo (?!) Berlusconi praticamente non esiste più: o si torna a votare con una legge elettorale pessima, o ci si avvia verso un governo di transizione in uno scenario politico completamente diverso e imprevedibile o, ancora, si fa finta che tutto sia stato un incidente di percorso con un'inevitabile caduta di stile e di immagine.
Stati d'animo? Amarezza, delusione, rassegnazione, pessimismo, rabbia. Per ora non riesco ad aggiungere altro. Vi rimando ai prossimi post...

domenica 18 febbraio 2007

"Il vuoto"

Un post-recensione sul nuovo cd di Battiato uscito il 9 febbraio mi sembra doveroso.
Chi si aspetta palome, cinghiali bianchi e zingare del deserto si troverà spiazzato, chi attende cure, povere patrie e stagioni dell'amore rimarrà deluso...
E' "solo" un cd (breve) di un artista che non deve dimostrare niente a nessuno e che fa canzoni per compiacere i propri sensi. Piccoli gioielli di arrangiamento in un'atmosfera malinconica, decadente, monotona. Mai titolo ha aderito così perfettamente al contenuto!
E' un lavoro maturo e sofisticato. Chi cerca anche questo nella musica, lo troverà.

martedì 13 febbraio 2007

Battiato e la politica

Lei si è occupato spesso di politica. Oggi ha ancora l'indignazione dei tempi di “Povera patria”?
«La mia è più un'incazzatura politica. Devo essere onesto: io sto bene, potrei fare a meno di tutto, spengo la televisione e vivo nel mio eremo. Mi dispiace, però, che la gente sia ancora presa in giro dai politici».

Lei in che politici crede? Quando ha cantato alla festa Tricolore, l'hanno messa in quota ad Alleanza Nazionale.
«Una sola volta è successo. Per anni mi ero rifiutato di andare, ma a un certo punto ho accettato: mi sono detto che il mio era un pregiudizio, perché in fondo quando sono sul palco canto per chiunque e non so per chi vota chi ho davanti, non so se ha la fedina penale pulita. Però, avevo chiesto di non avere bandiere sul palco e, per contratto, l'avevo ottenuto. A un certo punto vedo che stanno arrivando con le bandiere del partito. Io, per fortuna, avevo finito la mia performance. Non ho fatto né bis né niente, ho salutato e me ne sono andato. E questo li ha fatti arrabbiare».

Volevano che lei fosse un simbolo.
«Un artista canta per chiunque, ma io, da cittadino, ho le mie idee politiche. Quelli che mi hanno collocato a destra non hanno mai ascoltato le mie canzoni».

Poi l'hanno collocata a sinistra, quando lei disse che avrebbe lasciato Catania se Umberto Scapagnini di Forza Italia ne fosse diventato sindaco. Come poi è successo.
«Io, se devo scegliere tra le due posizioni, pendo a sinistra, non ci sono dubbi».

Ecco... poichè è il mio artista preferito sono contento di queste risposte ad un'intervista pubblicata su Vanity Fair.

- è +

E’ difficile ma proverò a spiegare il significato del motto “less is more” a cui tengo molto e che dà il titolo al mio blog.
Il significato letterale è “meno è più” o, anche, “meno è meglio”.

E’ uno slogan coniato da uno dei massimi architetti contemporanei, il tedesco Mies van der Rohe, conosciuto dal grande pubblico soprattutto per il Padiglione dell’Esposizione Universale di Barcellona.
Tre paroline paradossali che sintetizzano la poetica di questo maestro dell’architettura: un minimalismo formale a cui giungere attraverso un lavoro di sottrazione, in un processo creativo di continua ricerca della semplicità. Quindi linee, colori, materiali utilizzati con rigore, parsimonia e coerenza per far emergere l’essenza vera della costruzione architettonica.
Questi concetti, così importanti nell’ambito architettonico, a mio parere possono tramutarsi in una filosofia di vita: sobrietà, semplicità, essenzialità, linearità, eleganza, sostanza, schiettezza sono valori che sembrano travolti dallo sviluppo incontrollato della società attuale, così chiassosa, volgare, confusa, sovraccarica.
Bisogna riscoprirli e io cerco di farlo.
Anzi, nel mio piccolo, cercherò di trasmettere queste qualità così preziose attraverso il blog, non solo con la parola scritta degli interventi ma anche con il potere dell’immagine e della grafica.
Comunicando in modo moderno e universale con semplicità. Come Mies...



venerdì 9 febbraio 2007

9 febbraio 1977

E allora eccoci qui, di fronte al "famigerato" scalone dei 30 anni!
Secondo le consuetudini è l'ora di programmi e bilanci generazionali da film mucciniani per sociologi da salotti televisivi.
In gioco, posso anche capirlo, è il concetto di Tempo e
in questi miei 30 anni, devo dire, ho avvertito molto il Tempo, con tutte le sue sfaccettature: quello rimpianto a cui tornare, quello perso di cui pentirsi, quello veloce che non basta mai, quello fuggente che si vorrebbe ripetere ancora, quello futuro che si aspetta...
Ma bilanci, no...non ne faccio! Lasciamoli ai commercialisti. Il Tempo che passa? Agli orologiai!
In fondo la vita è "solo" un castello di carte: cresce con la meticolosità di strategie studiate, la costruzione può essere lenta e paziente, può cadere per un soffio, si può gioire per l'equilibrio raggiunto da un livello completato, a volte possono cadere solo un paio di carte ma resistono
le fondamenta e si ricomincia con l'adrenalina dello scampato pericolo, si aspira alla meta...
Con o senza le consuetudini di cui sopra, con o senza una data di calendario da festeggiare la vita va vissuta fino in fondo...nel bene e nel male...ed io lo sto facendo.
Per questo sono fortunato, per questo mi sento uno "splendido trentenne" che gioca a costruire il suo castello di carte...

martedì 6 febbraio 2007

Benvenuti!

Si lascia una casa o perchè si è sfrattati o perchè si ha la possibilità di farsene una più bella e più grande...
Il mio è il secondo caso...
Benvenuti nel nuovo blog!
PS: Il vecchio lo trovate all'indirizzo: http://red-home77.spaces.live.com

lunedì 5 febbraio 2007

Radici

Mi sento europeo figlio di Annibale.