A mente fredda, dopo aver letto ed essermi informato il più possibile, vorrei provare a mettere un pò di ordine in questa brutta ed improvvisa crisi di governo. Non è facile riuscire a fare un discorso compatto e sintetico per esprimere tutte le necessarie riflessioni: procederò per punti cercando di spiegare prima a me stesso e poi a voi quello che è successo.
1) Questa crisi è frutto di un'instabilità numerica al Senato dovuta alla pessima legge elettorale con cui abbiamo votato, quella legge definita una "porcata" proprio da colui che l'ha costruita (il pessimo leghista Calderoli), fatta per mettere i bastoni fra le ruote al centrosinistra che avrebbe presumibilmente vinto le elezioni (come in effetti è avvenuto).
2) La maggioranza è stata battuta sulla politica estera. E’ vero che questo è il campo dove più accentuate sono le differenze ideologiche fra la sinistra radicale e il resto dell’Unione (come si è visto dalla manifestazione di Vicenza) ma è paradossalmente in politica estera che sono stati ottenuti i risultati migliori di questo governo: ritiro dall’Iraq, missione pacificatrice in Libano, politica equidistante in Medio Oriente, iniziative internazionali per l’abolizione della pena di morte, rilancio della cooperazione e della diplomazia, insomma un nuovo protagonismo che ha cercato di rivendicare una posizione più autonoma rispetto agli Stati Uniti dopo anni di servilismo atlantico. Cadere sulla politica estera mi sembra assurdo…l’avrei capito di più su questioni sociali o economiche.
3) D’Alema è stato sconfitto dopo un intervento di altissimo profilo e proprio D’Alema è secondo i sondaggi (che o valgono sempre o non valgono mai) il ministro più apprezzato dell’esecutivo. Mi sembra il miglior ministro degli esteri possibile per questa coalizione, l’unico in grado di sintetizzarne le varie anime e se ha perso lui figuriamoci gli altri…Certo, con la dichiarazione “o abbiamo una maggioranza o si va casa” ha voluto forzare troppo la mano in un momento delicato e non sembrava necessario…una domanda ai posteri: perché l’ha fatto?
4) Il governo è stato battuto per i due voti mancanti dei dissidenti comunisti ma anche (in maniera determinante, non bisogna dimenticarlo) per l’astensione o il voto contrario di 3 senatori a vita (Andreotti, Pininfarina e Cossiga) che finora avevano sempre assicurato il sostegno al governo. Quali interessi e quali culture esprimano questi personaggi è facile da capire…C’è un disegno neocentrista? Può essere, vedremo, ma intanto la maggioranza doveva dimostrarsi coesa e non l’ha fatto.
5) Questa vicenda può e deve servire a fare piena luce sull’identità della sinistra radicale. Essere un partito di lotta e di governo è difficile, presuppone degli equilibrismi politici che non sempre mi trovano d’accordo. Da anni milito in Rifondazione ma credo che sia arrivato il momento di una riflessione: serve un partito di sinistra moderno, duro e puro ma realista, di massa, aperto si ai movimenti ma in grado di reggere la sfida governativa senza ipocrisie. Ora Rifondazione è un partitino in bilico fra le sue pulsioni movimentiste (spesso, bisogna dirlo, strumentali), lo stile istituzionale bertinottiano e 4 trotzkisti che con la loro coscienza pulita credono di salvare la classe proletaria. Il popolo di sinistra che non vuole morire diessino ha diritto ad un partito vero e forte.
6) Il futuro lo vedo nero…con quale faccia ripresentarsi di fronte agli elettori? Quali parole usare per convincere chi di questa politica è schifato? Solo chi ha paura davvero che le destre prendano il potere può votare ancora per una coalizione di centrosinistra ma so benissimo che non si possono vincere nuove elezioni solo “contro” qualcuno o solo agitando lo spettro di Berlusconi.
7) L’Italia è fondamentalmente un Paese di centrodestra, conservatore e bigotto. La sinistra (o meglio il centrosinistra) ha avuto questa possibilità che ha buttato via in malo modo. Ora sono rassegnato: continuerò a votare la sinistra, il mio sarà un voto ideologico (perché credo che solo perseguendo alcuni determinati valori una società possa progredire) ma nello stesso tempo sono consapevole che con questi dirigenti, o poco idealisti o poco lungimiranti, non si costruisce l’Italia che vorrei.