mercoledì 30 aprile 2008

Ara Pacis Alemannae

E così Alemanno si presenta e decide di abbattere la teca dell'Ara Pacis Augustae.
Non gli piaceva e faceva le manifestazioni.
Non gli piace, ora è sindaco e la rimuove.
Il discorso non fa una piega...
Coerente. Coerente e fascista.
Per chi non conosce le vicende romane, la costruzione del museo dell'Ara Pacis è un progetto (molto discusso) di uno dei più grandi architetti viventi, Richard Meier (per inciso, tra i miei preferiti...). Ha fatto scalpore soprattutto perchè è il primo edificio di architettura contemporanea costruito nel centro storico di Roma, in cui noi si interveniva così invasivamente dai tempi dell'architettura fascista.
A me complessivamente, nonostante un sovradimensionamento evidente, piace: è un intervento che ha riqualificato l'intera area ed è l'unica zona centrale della città in cui si respira quell'aria internazionale moderna che tutte le capitali del mondo hanno.
Ma qui non è in discussione una questione estetica che, a meno di strafalcioni costruttivi, è soggettiva.
Al di là della retorica antifascista spesso banale e strumentale, questa vicenda è fascismo puro: è censura di un atto creativo!
L'idea violenta di cancellare, con una decisione ideologica, arbitraria e relativa (magari nascondendosi dietro ad un referendum populista), anni di lavoro progettuale, tecnico e amministrativo, è francamente inaccettabile per una democrazia normale.
Siamo di fronte ad una regressione culturale e civile vera e propria: cosa sarebbe successo se, nel corso della storia, ogni imperatore, ogni dinastia, ogni classe politica avesse fatto tabula rasa dell'attività anche edilizia dei suoi predecessori?
E poi mi vengono in mente gli sventramenti urbani di mussoliniana memoria, la forma della città piegata, plasmata, violentata dal potere e dal suo simbolismo...
Insomma... mi chiedo: cosa ci attende a Roma?
Il volto urbano della capitale dipende dai capricci di Alemanno e dei suoi fascistelli di borgata in cerca di rivincite dopo decenni di frustrazioni?

lunedì 28 aprile 2008

Roma città chiusa

Conosco Roma. Ci vivo da quasi 12 anni.
Nonostante qualche errore, qualche mancanza e qualche priorità da invertire, una città così complessa non poteva essere governata molto meglio da come lo ha fatto il centrosinistra in questi anni.
Intanto però uno che porta la croce celtica al collo e che ha scontato 8 mesi di carcere per violenza ne è diventato sindaco.
Il destabilizzatore Veltroni, che ha abbandonato nel pieno del suo mandato per suicidarsi contro Berlusconi, ha le colpe maggiori delle sconfitta e la candidatura di Rutelli era impresentabile.
Ciò detto... è ufficiale: il popolo italiano è una maionese impazzita...

Le previsioni danno nuvole "nere"...


giovedì 24 aprile 2008

L'Italia è una Repubblica Antifascista

Come l'anno scorso... ancora una volta... sempre... pronto a celebrarla: la festa della Liberazione!
Con la retorica, con l'ideologia, con la fede, con la passione, con il fanatismo e con il solito monito che non mi stancherò mai di ripetere: non esiste riappacificazione con la parte sbagliata.
La Resistenza, poi, è anche una grande Storia fatta da tante piccole storie di tanti piccoli eroi. Una di queste è quella della Banda Tom.
Nei giorni della Liberazione un omaggio
a loro e agli Yo Yo Mundi, band piemontese (tra le mie preferite), che ne ha cantato le gesta.

E allora è festa! W il 25 Aprile!

lunedì 21 aprile 2008

La classe operaia non va in paradiso

Si dice che la Sinistra abbia perso perchè gli operai hanno votato Lega Nord.
Così dopo anni di pratiche politiche di sinistra basate sulla non violenza, sul pacifismo, sulla difesa dei diritti senza distinzione di sesso, razza e religione, sulla solidarietà sociale, gli operai si lasciano affascinare dalle ronde padane razziste contro gli immigrati.
Poichè io ritengo quelle idee il bene assoluto, preferisco perdere e non inseguire i voti di operai di fatto razzisti piuttosto che rinunciare a diffondere quei valori.
Una riflessione: non è che, oltre la classe politica, oggi è peggiorata molto anche la classe operaia?

giovedì 17 aprile 2008

Il parolaio Walter

Aveva detto che si sarebbe ritirato dalla politica e sarebbe andato in Africa dopo il mandato da sindaco di Roma... E non era vero perchè è diventato segretario del PD e candidato premier.
Avevo detto che sarebbe andato da solo alle elezioni... E non era vero perchè si è alleato con Di Pietro e ha cooptato i Radicali.
Aveva detto che "si può fare", che la rimonta era in atto, che era ad un'incollatura dal centrodestra, che il voto era utile a sconfiggere il PDL al fotofinish... E non era vero perchè è arrivato a 9 punti percentuali di distacco, la più grande vittoria di Berlusconi da quando è sceso in politica.
Aveva detto che avrebbe fatto un solo gruppo parlamentare con Di Pietro, condizione discriminante per la scelta dell'alleato... E non era vero perchè (c.v.d.) l'Italia dei Valori, incassato il risultato elettorale, farà gruppo a sè.
Che uomo politico è questo? Walter Veltroni è semplicemente un pessimo bugiardo.
Ancora complimenti agli elettori di sinistra del PD che si sono fidati di lui.

La terra di nessuno

A tutti i visitatori del mio blog segnalo questa importante iniziativa che si terrà a Ferrandina a cura dell'Associazione Pensiero Attivo. Invito i blogger lucani che lo volessero a diffondere l'evento:

(clicca sul manifesto per ingrandirlo)

mercoledì 16 aprile 2008

Ctrl + Alt + Canc

A mente più fredda dico che è una batosta quasi impossibile da riassorbire.
E' una ferita esistenziale vedere sfiorire le proprie idee.
Fuori dal Parlamento, attaccati da sinistra, derisi da destra, messi in silenzio dall'alto, dilaniati dalle rese dei conti, confusi, senza punti di riferimento...
Poi pensi alle Istituzioni, con i Cuffaro, i Berlusconi, i Bossi, i Calderoli, le Carfagna, le Brambilla, i condannati, gli affaristi, una classe dirigente democratica incapace e collusa; pensi che lì mancherà qualsiasi voce critica contro la globalizzazione, qualsiasi voce contro le ingerenze vaticane, qualsiasi voce contro le guerre, qualsiasi voce contro gli armamenti, qualsiasi voce fuori dal coro. Pensi che mancherà gente pronta a difendere Gramsci e Pasolini, il '68 o la Resistenza senza se e senza ma, senza revisionismi, senza concessioni.
E' questo che hanno cancellato. Hanno cancellato un mondo.
Non ce lo meritavamo tutto questo in queste proporzioni perchè, al di là degli errori possibili di una classe dirigente (inevitabili quando si fa sul serio politica), viene esclusa dalla rappresentanza istituzionale tutta un'umanità, un'umanità semplice, a volte anche rozza, popolare, libera, eccentrica, spontanea che sfido a trovare altrove e che chi fa davvero politica tra la gente conosce.
Gli altri sanno chi siamo, ci conoscono ed è per questo che sono contenti e sollevati tutti della nostra scomparsa e di aver cancellato la nostra diversità.
Continuo a non capacitarmi di quelli che anche in buona fede con il voto (in)utile e l'astensionismo hanno contribuito a questo risultato.
E allora pensi che non ne vale la pena, che forse è ora di rinchiudersi nella sfera privata, perchè tanto vinceranno sempre loro, e che a loro si aggiungerà anche chi non immagineresti mai... la politica pulita, appassionata, disinteressata, idealista non paga e non conta nulla in questo mondo di falsi buonismi, di clientele, di corruzione, di prevaricazioni, di tradimenti...
Non lo so... sono affranto. E non trovo alcuna consolazione da nessuna parte.

martedì 15 aprile 2008

Cronaca di una morte annunciata

L'avevo detto nella mia dichiarazione di voto: era necessario votare la Sinistra perchè altrimenti sarebbe scomparsa dalla rappresentanza parlamentare.
E' avvenuto proprio così: un risultato catastrofico e la cancellazione dalle Istituzioni.
Un disastro epocale.
Ancora adesso per me, a qualche ora di distanza, fuori da qualsiasi logica.

Le cause sono tante e precise. Proverò ad elencarle partendo dalle colpe interne per non fuggire dalle responsabilità.

1) Il progetto (in cui io credo molto) della Sinistra l'Arcobaleno, cioè quello di una sinistra laica, ambientalista, pacifista, plurale (progetto accellerato in vista delle elezioni), alla prova dei fatti è fallito e non riesce a fare breccia nel cuore del nostro elettorato di riferimento nè tantomeno in altri. Occore costruire una identità più netta, definita e coerente, con una connotazione sociale maggiore, che ora con la rimozione del riferimento comunista indubbiamente manca.

2) L'astensionismo "consapevole" di sinistra e movimentista è stato fondamentale: queste persone dovranno portare sempre sulla coscienza il peso di aver contribuito a cancellare le loro stesse idee dal Parlamento italiano. Anche se dubito che nel loro intelletto sofisticato riescano a percepire la portata del gesto scellerato...

3) Le divisioni e le polemiche interne alla Sinistra sulla forma e sulla sostanza del progetto hanno minato inutilmente una costruzione già fragile: anche di questo in parecchi dovranno rendere conto.

4) Il voto utile ha sfondato e non voglio immaginare quali percentuali ancora più deludenti avrebbe preso il PD senza i voti provenienti dal bacino della Sinistra. Voto utile che si è trasformato in un voto suicida: una scelta miope e irrazionale pesantissima favorita dal bombardamento mediatico di cui il PD è stato massimo protagonista e che non è servita assolutamente a battere Berlusconi e ad evitare la scontatissima sconfitta... Altro che quel ridicolo "si può fare"...

5) Una campagna elettorale troppo morbida e dimessa (soprattuto all'inizio) nei confronti del PD, responsabile principale del fallimento del governo Prodi e della sua distanza dalla gente. Colpe e responsabilità gravi che invece sono ricadute sulle nostre spalle e che non abbiamo saputo gestire, mentre Veltroni il marziano cantava canzoncine dal pulman durante le sue gite nell'Italia che non c'era...

Cosa succede ora? Non lo so... Senza rappresentanti, senza finanziamenti, senza voce nell'informazione pubblica è un tale casino che può succedere di tutto.
Una cosa è certa perchè percepita tra i volti distrutti dei militanti e quindi realistica: questo risultato porterà inevitabilmente ad una estremizzazione e radicalizzazione delle posizioni e delle strategie.
E' come se fossero saltati dei cuscinetti, dei filtri: la protesta e il dissenso non avranno voce in Parlamento e in tv ma solo nei territori e nelle piazze; il divario fra il popolo e i Palazzi crescerà; meno disposti ai compromessi e più inflessibili. E non so a chi potrà giovare mai questa prospettiva...
Io provo a ricominciare anche se è durissima perchè i nemici (sì, i nemici...) sono tanti, forse troppi.
Hanno giocato con una speranza e poi l'hanno ammazzata. Non è facile resuscitarla ma se si crede nella politica bisogna ripartire.
Ci vuole tempo e pazienza ma la nostra diversità non la cancelleranno mai.

sabato 12 aprile 2008

Al voto! Al voto!

Torno in Lucania. Scendo a votare.
Vado ad esercitare il mio bellissimo diritto di voto alla faccia del qualunquismo di Beppe Grillo.
Voglio che la mia terra sia rappresentata in Parlamento da una lesbica siciliana e da una di noi.
Ce la faremo, nonostante tutto.

venerdì 11 aprile 2008

Pensiamoci

Da Il Manifesto del 7 aprile 2008, di Rossana Rossanda:

A una settimana dal voto, tutto è stato detto dai leader. Dai microfoni su piazza e in tv. Tutto di basso profilo, qualche bugia, qualche furberia ma il quadro è chiaro. È il momento di pensare da soli, elettori maschi e femmine e giovani che avranno la scheda per la prima volta. Non affidiamoci agli umori, quelli che piacciono ai sondaggi. Come è successo al tempo del «Silvio facci sognare», lo slogan più scemo del secolo. Siamo alfabetizzati, abbiamo non solo speranze e delusioni ma comprendonio e memoria.

Gli elementi per valutare a chi dare il voto ci sono tutti, nel presente e nel passato prossimo. Facciamo parlare i dati di fatto.

1) L'ultimo, arrivato fresco fresco dal Fondo Monetario Internazionale è che l'Italia è a crescita zero (0,3). E non è la crescita zero preconizzata dagli ecologisti, cioè una selezione degli investimenti che protegga e risani l'ambiente. È crescita zero nell'insieme caotico dell'attuale modello, crescita zero nell'occupazione, crescita zero del potere d'acquisto. Sarebbe utile che si incazzassero i candidati premier di fronte alle loro trovate, tipo: con me, mille euro mensili a ogni precario. Ottimo. Chi li paga? L'azienda che lo ha assunto per dodici giorni al mese? Gli intermediari, Adecco o Manpower? La cooperativa fasulla che lo costringe a essere socio-lavoratore o niente? Lo stato? E da dove fa entrare i soldi? Visto che nessuno propone di accrescere le tasse. Eppure si dovrebbe almeno redistribuirne i carichi, toglierli ai ceti più deboli, aggravare quelli più forti, bastonare un po' le operazioni finanziare - ma tutti sono contro. E poi la Banca centrale europea di una sola cosa ha paura - che il potere di acquisto aumenti e si riaffacci l'inflazione... chi mangia poco continui a digiunare, per favore.
Nell'ultima settimana si sono ventilati ottocento o mille euro minimi di pensione al mese. Sette anni fa Berlusconi ne aveva promessi mille. Poi s'è visto che ne avevano diritto solo quelli in tardissima età e condizioni più disastrate. L'estate scorsa tutti salvo l'abominevole «sinistra radicale» hanno strillato che l'Inps era in deficit, e sulla parola di Epifani i pensionati hanno votato in massa come se fosse vero. E intanto né Berlusconi né Veltroni né Casini accennano a mettere un tetto alle pensioni superiori a una certa cifra - tipo Banca d'Italia e altre. Forse redistribuire non basta, ma sarebbe una misura di decenza.

2) La recessione è in arrivo. Già imperversa sugli Usa, la Fed riduce i tassi, tutti sono preoccupati salvo Repubblica, quotidiano di Veltroni, che ha pescato a Cernobbio quattro persone (per la verità tre e mezzo, Spaventa è più cauto) disposte all'ottimismo. Sta arrivando in Europa e che significherà per l'Italia? Berlusconi, in un sussulto di sincerità, ha promesso lacrime e sangue - a tutti, meno ai ricchi cui ridurrà le tasse. Ma che significa l'arrivo d'una recessione su un paese che è già a crescita 0,3? In un'Europa a crescita 1,3 se va bene?
Fra poco nessuno sarà in grado di pagare quel che importa e di farsi pagare quel che esporta. Per quale altro motivo la Cina sostiene il dollaro? In questo quadro l'occupazione - che per salire avrebbe bisogno almeno d'una crescita del Pil attorno al 3% (dieci volte di più dell'attuale in Italia) - non crescerà. Già gli occupati dichiarati dalle statistiche erano per almeno un quarto fasulli, mezzi-posti o quarti di posto del precariato, forma di disoccupazione travestita. Ormai trentenni già diplomati, laureati o dottorati, (se non in qualche disciplina scientifica per la quale c'è sbocco fuori dall'Italia) , figurarsi i non diplomati, sono ancora in cerca dell'impiego per il quale hanno studiato, pesano sui genitori, e non pochi si accingono a montare un bar o un'impresina del genere, perlopiù in subappalto, per rendersi indipendenti, sposarsi, fare un figlio. E poi ci si duole che le intelligenze se ne vadano e la natalità resti bassa.

3) Dagli anni '90 tutti i partiti, eccentuata Rifondazione e pochi altri, hanno piegato la testa al vecchio diktat liberista: lo stato non metta il becco in economia. Capitali e lavoratori, vanno lasciati al mercato e al suo occhio invisibile. Ah sì? Oggi l'occhio del mercato ha come minimo la congiuntivite acuta. Se no non saremmo a questo punto (dovrei scrivere «nella merda»). Anche gli europei lo sono, appena un po' meno la Germania perché ha difeso la qualità del prodotto e la Francia perché al mercato sottrae ogni tanto qualcosa. Ma la Commissione Ue strilla subito al protezionismo (sottace soltanto l'uso degli Stati Uniti delle spese militari a mo' di enorme offerta). E infatti il miliardario indiano Mittal s'è mangiato l'acciaio francese, non perciò pagando i lavoratori indiani come in Francia, ma proprio perché li paga quattro volte di meno. Da noi, i liberisti si rallegrano che l'Italia debba lasciare l'Alitalia a Air France-Klm, i sindacati sembrano accorgersi solo ora della gestione sciagurata dell'azienda della quale sono i soli a pagare il prezzo, la destra sanguina per l'«italianità» perduta, Berlusconi tira fuori conigli dal cilindro per far voti, l'insieme fa pena.
Non solo. Lo stato non ha da metter becco nell'economia, ma soldi nelle imprese sulla semplice fiducia che creeranno nuovi posti di lavoro. Così i furbetti prendono i soldi, alzano capannoni e se la filano senza aver assunto nessuno o licenziando subito. Non ci sono controlli. Ma non impossibile a sapersi: ce lo dice Report, cifre, nomi, luoghi, anni - ma anche noi telespettatori siamo strani, non so, non ho visto, se c'ero dormivo. L'Italia ha smesso di avere industria pubblica per dare i quattrini ai privati, che li prendono e scappano.
Quanti? Vorrei saperlo, e anche perché, invece che spendere a destra e a sinistra senza controllo, lo stato non ha a suo tempo raddrizzato Alitalia. Non mi si dica che è colpa dei sindacati che non accettavano 2000 «esuberi». Se Air France la può comprare, come ha già fatto con la compagnia olandese, perché non lo ha fatto la nobile imprenditoria italiana? E magari, ahinoi, lo stato di cui sopra? Alla sottoscritta di una compagna di bandiera non importa niente, dei suoi lavoratori molto. Perché devono subire e pagare per le nefandezze di chi li ha gestiti? Il loro paese li deve difendere, e così i loro sindacati. Ma come possono farlo senza discutere la strategia dell'impresa? Se l'ideologia oggi in voga dice che proprio non si può, perché i leader della destra e del centro non dicono al microfono: «Lavoratori! Cavatevela! Noi sulle scelte delle imprese non siamo in grado di interferire! Né lo vogliamo!». Almeno così l'elettore lo sa. E' vero che potrebbe saperlo lo stesso, siamo nell'epoca della comunicazione totale, e rammentarlo al leader del Pd quando questi gli predica con voce commossa che padroni e dipendenti pari sono e hanno lo stesso identico interesse.

4) Ci dicono che bisogna tagliare la spesa pubblica. Dove? La teoria liberista dice che lo stato deve intervenire solo dove il privato non arriva. Ebbene, si diano ai privati scuole e sanità, e più o meno sottobanco i soldi per gestirseli da aggiungere ai costi che il cittadino deve pagare. Erano diritti? Ebbene, prendiamoli come semplici raccomandazioni. Non che in Italia sia enunciato così chiaro, ma largamente praticato. Due giorni fa il presidente francese Sarkozy ha deciso di «modernizzare» lo stato, cioè ridurne energicamente le spese, ogni due funzionari che se ne vanno, se ne prende uno solo. Peccato che la maggioranza dei funzionari siano nella scuola. Si dimezzino lo stesso. E poi a Lisbona hanno detto e sottoscritto che educazione e formazione sono l'asse della nuova Europa.
Da quel che si capisce, soltanto le spese militari aumenteranno. L'Europa avrebbe finalmente il permesso degli Stati Uniti per fare la sua forza di difesa da aggiungere, si suppone, alle «missioni», parola con cui si nascondono le partecipazioni alle imprese belliche di Bush. Ecco un intervento statale ammesso: servono anche per dare impieghi, contratti detti condizioni di ingaggio, che stanno diventando sempre più strani. Vedi l'ammazzamento di Calipari.

5) Non dimentichiamo la sicurezza. Gli italiani sono buoni ma non amano essere assillati tutti i giorni dall'extracomunitario - pardon anche dal comunitario romeno - appena mettono il naso fuori di casa. Per la sicurezza sono disposti a spendere, gli elettori di nove decimi dell'arco politico, quel che non vogliono più spendere in beni pubblici o in solidiarietà - diciamo che la sicurezza è il solo bene pubblico da privilegiare. E i candidati premier di destra e di centro e democratici non se ne privano. A Milano si fanno i pogrom contro i campi nomadi, e quella illuminata città non fa una piega. Da Roma Veltroni ha ottenuto in 48 ore non solo una calata di polizia contro un insediamento romeno, ma una legge che facilita le espulsioni, e sarebbe peggiore se la sinistra «estremista» non l'avesse parzialmente corretta.
La sicurezza è un tema imbroglione. Perché chi immigra è perlopiù un marginale e quindi malvisto. E come no? Chi viene senza un contratto di lavoro - ma come farebbe ad averlo da fuori, da lontano, senza appoggi perché si muovono i più disgraziati - si deve poter mandar via, perché se non ce la fa si muove sull'orlo della legalità, e magari ne esce, e alimenta la microcriminalità. Di chi sono piene per due terzi le italiche galere? Di immigrati. I quali servono, e come, alle imprese, anche se in nero, per cui il cavaliere ha pensato persino di dargli un voto amministrativo - arretrando subito davanti alla Lega su tutte le furie. L'attuale società afferma di essere per i diritti umani, ma produce marginalità, la sbatte in galera, produce crisi e bisogni crescenti nel resto del mondo e però tenta di bloccare l'immigrazione.
Intanto l'occidente abbassa di anno in anno i già modesti aiuti che davano ai paesi di provenienza.

6) I costi della politica. Ecco un punto che unifica, a quanto sembra, gli italiani: la politica costa troppo, ma soprattutto gli addetti alla politica trovano il modo di compensarsi troppo. Falso? No, vero. Da quando? Dagli anni Settanta in poi, per salari da capogiro da una legislazione all'altra. Meno i politici sono stati apprezzati, più sono stati pagati. Facciamo l'esempio che conosco: il mio. Per essere stata cinque anni deputata (1963-1968) ricevo un vitalizio che oggi è di 2.162 euro netti. Si chiama vitalizio perché non si sommino due pensioni - la mia dell'Inps è 850 euro. Non so come sarei vissuta senza, ma ammetto che se me lo togliessero non oserei aprir bocca. Ma, negli anni Ottanta sono stati in molti a sostenere che se un deputato non veniva pagato bene, si sarebbero candidati solo i miserabili. No, la retribuzione per l'incarico politico, elettivo o no, ha da essere decente ma commisurata al tenore di vita medio del paese, non della sua parte privilegiata. Ma questa verità, che Salvi e Villone avevano scritto per primi, ma nessuno ha ascoltato finché non l'hanno ripetuta quelli del Corriere della Sera - non può servire da grimaldello per cambiare le Costituzione, perché diciamola tutta, quando Veltroni e Berlusconi litigano o si accordano per le riforme delle istituzioni, non intendono solo la legge elettorale né che si tratti di abbassare i costi delle Camere e dei ministeri. Si tratta di andare verso una repubblica presidenziale. Ci sono riforme e riforme: quando si sente la parola, bisogna chiedere: Scusi, precisiamo?

7) e finale. Ecco dunque altri sei punti, oltre quelli trattati finora dal povero gatto del lunedì - su cui ci sono state più oscurità che chiarezze nella campagna elettorale. O qualche chiarezza, se c'è stata, fa paura. Chi legge, ci pensi. Siamo a una svolta della storia italiana, vorrebbe esser la conclusione del 1989. Tabula rasa della sinistra.
Per conto mio, tanto perché sia chiaro, voterò Bertinotti. So bene che la Sinistra Arcobaleno non ha dato tutte le risposte, ne ha date, siamo sinceri, solo alcune. Ma è la sola ad avere posto questi problemi. Ed è per questo che la si vuole cancellare dalla scena politica. Il più accanito sembra il Pd, come succede quando si ha che fare con il proprio passato, che non si riesce a elaborare e si vorrebbe liquidare. Bisogna essere ben obnubilati dalla passione, e forse da una certa angoscia, per accusare Bertinotti di aver «segato» l'albero di Prodi. Come fosse stato lui ad averlo fatto cadere, invece che Mastella, Dini e soci.
Lasciamo andare. Io voto Bertinotti perché voglio che una sinistra seria e non pentita resti su piazza. E perché la Sinistra Arcobaleno intende rielaborare tutto quello di cui sopra, e prima, e altro. Non sarà semplice, non dovranno essere loro soli. Tutti portiamo qualche livido addosso. Ma non siamo morti, né staremo zitti.

martedì 8 aprile 2008

ll mio voto

Voto la Sinistra l'Arcobaleno.

La voto perchè ho deciso quando avevo 15-16 anni da che parte stare, e non c'è stata mai nessuna esperienza o incontro negativo nella mia vita che abbia fatto vacillare questa mia convinzione morale.
Voto la Sinistra l'Arcobaleno perchè sono di sinistra e alle parole, soprattutto quelle importanti, quelle che hanno avuto un ruolo nella storia, per fortuna riesco ancora a dare un senso.
E' una scelta semplice, coerente e razionale e oggi, in un quadro politico allarmante, è, in più, una scelta necessaria: c'è il rischio concreto che le idee in cui credo vengano cancellate dalla rappresentanza politica a causa di un osceno sistema elettorale e di miopi strategie politiche del Partito Democratico che ha cancellato ogni parvenza di sinistra dal suo lessico e dalla sua pratica.
Voto la Sinistra l'Arcobaleno perchè vorrei l'abrogazione della nefasta legge 30 per eliminare il cancro del precariato; perchè credo nella assoluta laicità dello Stato; perchè sono pacifista; sono ambientalista; sono dalla parte dei migranti e degli omosessuali; sono antiproibizionista e garantista; sono antifascista (a proposito di parole importanti...).
Voto la Sinistra l'Arcobaleno perchè credo nella militanza e nell'organizzazione politica come mezzo per cambiare la società in cui siamo costretti a vivere.
Il mio non è un voto contro qualcuno ma è un voto per far contare i miei valori e darne rappresentanza parlamentare, affinchè si traducano in iniziative legislative concrete portate avanti da persone oneste e coerenti.
Inoltre, in Basilicata, c'è Rosa e quindi voto più utile del mio non può esserci...
Questo non è un appello... non sono mica così scemo da pensare che un lettore possa lasciarsi influenzare da due righe di una persona di parte. E' solo la testimonianza di una scelta politica netta e appassionata in tempi in cui la Politica viene bistrattata da comici, forcaioli, qualunquisti e strani personaggi in cerca d'autore.
I popoli hanno i governanti che si meritano e l'Italia meriterebbe ben altro che una destra così rozza e reazionaria e un centrosinistra così ipocrita, confuso e conformista.

sabato 5 aprile 2008

Sondaggio elettorale

Per la prima volta da quando ho aperto questo blog propongo un sondaggio (si trova nella colonna sulla destra).
Tema, naturalmente, le prossime elezioni politiche.
Sono mosso solo dalla curiosità di capire gli orientamenti dei visitatori.
Naturalmente non ha nessun valore scientifico e nessuna attendibilità.
Un pò come quelli ufficiali che giravano fino a poco tempo fa...

mercoledì 2 aprile 2008

L'Esperimento

Per il momento è ancora "quello che non c'è".
Nasce dal'esigenza di colmare un vuoto che si avverte ma a cui non si sa dare un nome.
Una nuova comunità di ferrandinesi che si incontrano su internet per confrontarsi in totale libertà, anche con ironia, per condividere percorsi, esperienze, culture che sfondino il muro del pensiero unico.
E' un forum. E' un tentativo...
E' L'Esperimento.