venerdì 30 novembre 2007

I segreti di Parigi

Ho finito di leggere, dopo un pò di tempo, I segreti di Parigi del grande Corrado Augias.
Essendo il libro diviso in tanti capitoli indipendenti fra loro, la lettura può essere anche saltuaria senza che però si perda il senso generale del testo: così è stato...
Per chi ama Parigi e la cultura francese, la Storia, l'arte, il teatro, la letteratura, i musei... per chi ama gli aneddoti, le curiosità, i misteri che spesso si celano dietro i grandi eventi... per chi ama uno stile di scrittura asciutto, logico e minuzioso... per chi ha la tensione ad andare oltre le apparenze delle cose... per chi l'evasione risiede a volte nella Cultura... insomma, per tutti questi, è un libro imperdibile.
Non l'ho perso.

mercoledì 28 novembre 2007

La TV benigna

Ecco la lettera con cui il geniale Roberto Benigni ha presentato il suo spettacolo:

Cari Italiani,
con immensa allegria e col cuore che cinguetta come un fringuello appena nato, il 29 novembre in diretta su RaiUno, staremo un paio d’ore insieme a parlare del regalo più bello che ci è cascato addosso. Dobbiamo capire cos’è l’amore. Ne tracceremo la storia.
Dal primo libro della Genesi, all’ultimo libro di Bruno Vespa, dalla lettera di pace di San Paolo ai Corinzi: “per quante cose io assuma in mio conto se non ho l’amore io non sono nulla”, alla lettera di scuse di Berlusconi a sua moglie: “…E dai Verò, stai buona, so’ bagattelle…”. Dalla rottura della Pace tra Greci e Troiani secondo Omero: “Causa ne fu la Divina femminilità di una Donna”, alla recente rottura della pace tra AN e Forza Italia secondo Vittorio Feltri: “La causa è una sola, problemi di gnocca”. Vedremo gli enormi passi avanti fatti dall’Umanità su questo tema.
Sì, parleremo del sesso, il motore del mondo, percorrendolo nei suoi aspetti più estremi. Dalla libidine sfrenata alla totale repressione. Insomma da Casanova a Sandro Bondi.
Parleremo di politica, da Voltaire: “non sono d’accordo con quello che dici ma sono pronto a morire purchè tu lo dica” a Silvio Berlusconi: “chi vota a sinistra è un coglione”.
Parleremo della grandezza dell’Italia cercando di capire che cosa abbiamo fatto di bello per meritarci città come Milano, Firenze, Roma dove sono nati uomini come Manzoni, Michelangelo, Cesare e cosa abbiamo fatto per meritarci città come Arcore, Ceppaloni, Montenero di Bisaccia e… non mi ricordo dove è nato Buttiglione.
E poi lasceremo parlare Dante. Ci faremo dire da lui cos’è quella nostalgia dell’infinito, quella ventata di annientamento che ci precipita addosso quando ci si innamora e smantella tutta la nostra vita, quella sensazione felice, pericolosa e rara che unisce sensualità e tenerezza e ci rende immortali.
Ce lo faremo dire da lui con parole antiche e commoventi che hanno attraversato i secoli per posarsi sulle nostre labbra.
Nulla di solenne, semplicemente la bellezza.
A giovedì.

martedì 27 novembre 2007

Chi ti credi di essere?

Eccone un altro!
Dopo quello di Storace un altro attacco ignobile al nostro Presidente della Repubblica.
Ancora una volta, non è solo un attacco politico ma anche personale, giocato tutto sull'ironia della senilità, e per questo ancora più volgare...
"Come il nonno quando arriva a tavola il dolce", "dentiera presidenziale", "presidente da ospizio di garanzia", solo alcune delle espressioni usate...
Da chi? Dal Masaniello della blogosfera, dal comico-politico (o politico-comico), Beppe Grillo.
Chi se no? Chi può aver tanta arroganza oggi in Italia oltre a Berlusconi?
Io credo semplicemente che un Paese civile, democratico, normale (e quindi un Paese senza il "fenomeno Grillo") dovrebbe essere riconoscente a persone di acclarata integrità morale e di enorme bagaglio intellettuale, a maggior ragione se anziane.
Io non voglio discutere il valore e la storia di Napolitano (che se lo facessi Beppe Grillo si scioglierebbe come neve al sole), è una questione di buon senso, è una questione di rispetto delle Istituzioni ma soprattutto è una questione di educazione, un valore che oggi sembra dimenticato a cui, invece, io (estremista, radicale, comunista, intregralista, massimalista secondo le etichette di moda) tengo molto.
Naturalmente c'è poi anche l'aspetto politico, se possibile ancora più grottesco.
Arriva, infatti, Grillo e ci dice che il Presidente deve essere eletto dagli italiani, che lo vuole giovane, non più di cinquant'anni, della società civile, slegato dai partiti e bla bla bla...
In pratica ha mandato a puttane, in poche righe, un equilibrio tra i poteri delicatissimo e per questo meraviglioso, basato su una Costituzione scritta con il sangue e con la testa dai padri nobili della Repubblica.
Ma si può fare politica, si può davvero pensare di risolvere i probemi, con questa rozzezza, con questa superficialità?
Grillo, ma tu, davvero, chi sei?

lunedì 26 novembre 2007

Leggeri bisogni

Ho bisogno di poesia,
di magia,
della levità di un'emozione.
La realtà è greve,
affatica l'anima
e m'impietrisce il cuore.

sabato 24 novembre 2007

Retorica di Stato

E' morto un altro militare italiano in uno dei tanti scenari di guerra dove, dicono, portiamo la pace.
Quando muoiono li chiamano eroi. Perchè?
Sono lì, volontariamente, lautamente pagati, a fare il loro assurdo mestiere.
Esisterebbe l'obiezione di coscienza; scelgono, invece, la carriera militare di cui conoscono i rischi.
Rispetto per i caduti, ma gli eroi sono ben altri.

martedì 20 novembre 2007

Indietro Savoia!

Sempre peggio...
I Savoia hanno chiesto ufficialmente allo Stato Italiano 260 milioni di euro di risarcimento per i 54 anni di esilio!
Ci rendiamo conto?
Vittorio Emanuele, uno dei personaggi più infimi della recenti cronache (iscritto alla P2, già indagato per traffico internazionale di armi, omicidio volontario, associazione a delinquere) chiede i danni morali!
Contestualizzando storicamente il tutto nella guerra di liberazione dal nazifascismo, credo che l'esilio sia stato una condanna troppo morbida (nonchè un errore abolirlo oggi) e che la fine giusta per tutti i Savoia sarebbe stata, all'epoca, anche per loro, quella andata in scena a Piazzale Loreto.

lunedì 19 novembre 2007

E' Partito...

Pensavo alla Cosa Rossa, alle tante riunioni, ai dibattiti, alle discussioni per cercare di unire finalmente la Sinistra.
Pensavo ai tanti manifesti e appelli di artisti e intellettuali e alla loro tensione civile.
Pensavo ai comitati di cittadini, ai Movimenti sul territorio e al loro rapporto sempre critico con le Istituzioni.
Pensavo ai militanti delle piazze, che spesso riescono ad innescare ed influenzare processi politici.
Pensavo a Veltroni, al suo sogno democratico, alla lenta e graduale trasformazione dell'Ulivo, alle primarie, alle tante Assemblee Costituenti.
Pensavo anche a Fini, alla svolta di Fiuggi, ai suoi viaggi a Gerusalemme, alle sue abiure, ai tentativi (per altro non ancora del tutto riusciti) di ricostrursi un'immagine bruciata dalla fiamma.
Pensavo ai travagli culturali, interiori, di uomini politici che devono fare i conti con la Storia, mettendo in dubbio anche le proprie certezze.
E poi, invece, in un tardo pomeriggio di una fredda domenica autunnale... sotto un gazebo in una piazza di Milano... dopo essere andato a teatro con la moglie a vedere Panariello... dopo aver comprato tre rose a cento euro da un cingalese... arriva Lui e fonda all'improvviso un partito: il Partito del Popolo Italiano delle Libertà.
Io ho i brividi...

PS: Ora ci manca solo che il Giornale si trasformi nel Popolo d'Italia e ci siamo quasi...

venerdì 16 novembre 2007

Il triangolo nero

"La storia recente di questo paese è un susseguirsi di campagne d’allarme, sempre più ravvicinate e avvolte di frastuono. Le campane suonano a martello, le parole dei demagoghi appiccano incendi, una nazione coi nervi a fior di pelle risponde a ogni stimolo creando “emergenze” e additando capri espiatori..."

Inizia così l'appello di un gruppo di scrittori, artisti, intellettuali contro il "triangolo nero" e cioè violenza, propaganda, deportazione.
In parte ricalca quello che avevo cercato di dire nel precedente post.
Non potevo non firmarlo...

mercoledì 14 novembre 2007

Sono sicuro...

Viviamo in una società malata, smarrita, senza valori e senza ideologie. Questo è appurato. Ok...
Nello stesso tempo, credo che la violenza nella storia dell'uomo sia sempre esisitita, con forme ancora più crudeli e disumane di quelle attuali. Gli omicidi, i delitti, le stragi hanno riempito pagine e pagine di letteratura... racconti, miti, leggende...
Prima, però, non c'erano i Porta a Porta, i Matrix, gli Studio Aperto, i salotti mediatici... tutta quella (dis)informazione che riesce a manipolare, a gonfiare, a strumentalizzare e a convogliare politicamente le paure, anche leggitime, della gente.
L'emergenza "sicurezza" per me è un bluff.

martedì 13 novembre 2007

Pensieri (k)Attivi 007


Il 7° numero della fanzine dell'associazione Pensiero Attivo di Ferrandina (MT)

lunedì 12 novembre 2007

Un poliziotto per amico?

Colgo l'occasione della tragica morte di Gabriele Sandri, per provare a spostare l'obiettivo delle discussioni che si sono scatenate sull'argomento. Discussioni che inevitabilmente (e superficialmente aggiungerei) si sono concentrate sulla violenza ultras. Non è solo questo il problema.
Pensando anche a Carlo Giuliani, a Federico Aldrovandi,
ad Aldo Bianzino, voglio interrogarmi sulle forze dell'ordine italiane... lo faranno in pochi nel nostro ipocrita can can mediatico...
Vogliamo dire o no che si tratta di persone armate che spesso sono impreparate e inadeguate ai loro compiti?
Vogliamo interrogarci o no sulle loro procedure di selezione?
Vogliamo dire o no che chi diventa polizotto o carabiniere oggi lo fa
solo perchè rappresenta un guadagno facile e sicuro in un mondo precario?
Vogliamo dire o no che oggi i poliziotti non sono più i poveri di pasoliniana memoria, quanto piuttosto i figli di quella stessa borghesia che chiede sicurezza per il proprio opulento e consumistico quieto vivere?
Vogliamo dire o no che anche per il singolo poliziotto deve valere la responsabilità penale personale?
Vogliamo dire o no che anche i poliziotti italiani, come succede nel resto d'Europa, devono poter essere identificabili tramite un codice sulle loro divise?
E ancora... in uno Stato democratico è possibile criticare le forze dell'ordine o queste vanno difese e giustificate a prescindere, sempre e comunque, "perchè non possono essere mai la controparte" come sentivo dire in uno di quegli orribili salotti televisivi?
In uno Stato democratico gli "errori" delle forze dell'ordine si puniscono o si cercano di insabbiare?
Io, da persona normale e pacifica quale sono, quando vedo una divisa, ormai, non provo nessun senso di protezione ma una strana sensazione di disagio e lontananza.
Questa cosa mi preoccupa e mi dispiace perchè mina il mio senso civico che credo ancora di avere abbastanza elevato.

domenica 11 novembre 2007

Diamanti

La sua rubrica BUSSOLE, su Repubblica.it, è da tempo nei miei link.
Ilvo Diamanti attualmente è il mio editorialista preferito.
Questo straordinario pezzo di giornalismo me lo conferma:
Quando gli studenti si prendono le città

martedì 6 novembre 2007

Appunti di viaggio

Era da tanto che non mi concedevo un piccolo viaggio: Genova e Torino, due città che non avevo mai visitato prima.
Premettendo che tutti i giudizi sono relativi in quanto mediati dalla brevità e dalle contingenze del soggiorno, le impressioni istintive contano e sono positive.
Si tratta di due città completamente diverse, ognuna con una forte identità, che hanno in comune la stessa propensione a non avere paura della modernità (e che quindi sanno rigenerarsi) e la stessa osmosi nel vivere con l'ambiente e il clima in cui sono inserite.
Genova ha superato le mie aspettative: molto più pulita, ordinata e signorile di quanto pensassi. Genova è la primavera perenne, è la brezza, è il verde delle colline e l'azzurro del cielo e del mare; è una città sorprendentemente multiforme, con quel suo sviluppo urbanistico particolare, orgogliosa del suo porto e della sua storia di Repubblica Marinara. Difetti? Forse una dimensione troppo "provinciale" nel credere di bastare a se stessa.
Torino, invece, è l'autunno, è la foschia, è il grigio, è sfumatura di marroni e gialli. Torino è larga, maestosa, nobile, ottocentesca, europea, ambiziosa, ma risente ancora troppo di quelle periferie industriali tristi e stanche che la circondano.
Torino è anche il bianconero della Juventus ed è stata per me Juventus-Inter, uno stadio infuocato contro gli odiati nemici nerazzurri, una partita al di sotto dei miei sogni epici ma intensa e dunque emozionante.
Infine, riguardo il viaggio vero e proprio, mi piace ricordare il solito gusto nel prendere il treno: si gonfia l'attesa dell'arrivo e si prolunga la malinconia della partenza. L'infinita corsa sui binari ti concede la possibilità di pensare e di fantasticare o, anche, di osservare la strana umanità in transito o, ancora, di apprezzare la meravigliosa varietà del paesaggio italiano.
Sono tornato soddisfatto delle cose viste e vissute, e, nello stesso tempo, sceso dal treno, mi sono sentito felice di vivere a Roma, in quel mix di calore umano e dimensione metropolitana che solo la città eterna sa darti.

PS1: Grazie Vince, grazie Mara, grazie Marcello...
PS2: Il primo viaggio da "blogger" meritava qualche foto sulla mia pagina Flickr...