mercoledì 28 marzo 2007

Lo Dico...

"...riteniamo la legalizzazione delle unioni di fatto inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo. Quale che sia l’intenzione di chi propone questa scelta, l’effetto sarebbe inevitabilmente deleterio per la famiglia. Si toglierebbe, infatti, al patto matrimoniale la sua unicità, che sola giustifica i diritti che sono propri dei coniugi e che appartengono soltanto a loro..."

"...i politici e i legislatori cattolici, consapevoli della loro grave responsabilità sociale, devono sentirsi particolarmente interpellati dalla loro coscienza, rettamente formata, a presentare e sostenere leggi ispirate ai valori fondati nella natura umana", tra i quali rientra "la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna..."

"...nel caso di un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge..."

Questi sono stralci dalla nota ufficiale della CEI riguardo i diritti alle unioni di fatto.
Senza mezzi termini, io "dico" che affermazioni
anacronistiche e retrograde come queste rappresentano il male oscuro della società italiana.
Qui non si tratta di negare diritti alla famiglia tradizionale ma semplicemente di aggiungerne altri a persone che in libertà e senza fare del male a nessuno decidono di compiere altre scelte, persone (è bene non dimenticarlo) che spesso per la loro condizione di omosessualità vengono messe ai margini, escluse, derise e che forse avrebbero bisogno del vero messaggio di amore e carità cristiana più che di una brutale nota vescovile...
Per non parlare poi dell'ingerenza nelle leggi e nelle istituzioni dello Stato: non sembra possibile che nel 2007 si debba ancora difenderne la laicità ma tant'è...
In quasi tutti i Paesi europei da anni si sono dotati di una legislazione in materia e questo non ha creato nessun scompenso a quelle società che anzi spesso si dimostrano più dinamiche e aperte di quella italiana.
I vescovi, insomma, si occupino di aiutare gli ultimi che reclamano giustizia in ogni angolo della Terra, si spoglino del loro lusso ingiustificato e si interroghino sulle chiese sempre più vuote.

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