Gioventù precaria
Da tempo ascolto sempre più spesso tra amici, ragazzi, studenti, neolaureati i soliti discorsi, gli stessi dubbi, le stesse domande atroci che girano e rigirano più o meno tutte sul: cosa fare? dove andare?
Non sono semplici interrogativi di gente in movimento nel fiore dell'età.
Sono rebus dalle soluzioni complicatissime. Sono facce di uno stesso problema: si chiama precarietà.
Precarietà che non attiene più solo alla sfera economica-lavorativa, non è più solo una grave conseguenza della flessibiltà nel mercato del lavoro; ormai sta diventando un parametro esistenziale.
Noi giovani ci sentiamo precari perchè non riusciamo ad immaginare il nostro futuro, non riusciamo a stilare un programma minimo della nostra esistenza che vada oltre un anno di vita; siamo precari perchè non sappiamo dove vivere, non sappiamo se le nostre città sono in grado di garantirci le condizioni minime di vivibilità; siamo precari perchè non sappiamo se potremo tornare nelle nostre terre dalle città in cui studiamo; siamo precari perchè i lavori che ci offrono, quando ce li offrono, sono malpagati e non adeguati alla nostra formazione; perchè la casa è un'utopia per chi non ha già delle forti basi economiche; siamo precari perchè siamo costretti spesso a lasciare il nostro Paese; siamo precari perchè gli affitti costano troppo; perchè una famiglia da costruire sembra un sogno; siamo precari perchè dobbiamo rinviare, accontentarci o fuggire.
Quando i nostri governanti capiranno che la questione giovanile e quella del lavoro sono strettamente connesse?
Quando cancelleranno per sempre la parola flessibilità dal loro vocabolario?
Quando ci garantiranno lavori dignitosi, stabili e sicuri che permettano ai giovani di programmarsi una vita senza patimenti?
Quando l'occupazione diventerà il fulcro unico e inderogabile dell'azione politica dei nostri governi?
Lo ricordavano l'altra sera in un'interessante trasmissione tv... l'articolo 3 della splendida costituzione italiana recita:
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Verrà mai rispettato prima che l'Italia scoppi?
Non sono semplici interrogativi di gente in movimento nel fiore dell'età.
Sono rebus dalle soluzioni complicatissime. Sono facce di uno stesso problema: si chiama precarietà.
Precarietà che non attiene più solo alla sfera economica-lavorativa, non è più solo una grave conseguenza della flessibiltà nel mercato del lavoro; ormai sta diventando un parametro esistenziale.
Noi giovani ci sentiamo precari perchè non riusciamo ad immaginare il nostro futuro, non riusciamo a stilare un programma minimo della nostra esistenza che vada oltre un anno di vita; siamo precari perchè non sappiamo dove vivere, non sappiamo se le nostre città sono in grado di garantirci le condizioni minime di vivibilità; siamo precari perchè non sappiamo se potremo tornare nelle nostre terre dalle città in cui studiamo; siamo precari perchè i lavori che ci offrono, quando ce li offrono, sono malpagati e non adeguati alla nostra formazione; perchè la casa è un'utopia per chi non ha già delle forti basi economiche; siamo precari perchè siamo costretti spesso a lasciare il nostro Paese; siamo precari perchè gli affitti costano troppo; perchè una famiglia da costruire sembra un sogno; siamo precari perchè dobbiamo rinviare, accontentarci o fuggire.
Quando i nostri governanti capiranno che la questione giovanile e quella del lavoro sono strettamente connesse?
Quando cancelleranno per sempre la parola flessibilità dal loro vocabolario?
Quando ci garantiranno lavori dignitosi, stabili e sicuri che permettano ai giovani di programmarsi una vita senza patimenti?
Quando l'occupazione diventerà il fulcro unico e inderogabile dell'azione politica dei nostri governi?
Lo ricordavano l'altra sera in un'interessante trasmissione tv... l'articolo 3 della splendida costituzione italiana recita:
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Verrà mai rispettato prima che l'Italia scoppi?
6 commenti:
La splendida costituzione italiana è piena di norme programmatiche in larga parte inattuate e inattuabili. Norme figlie del compromesso catto-social-comunista che improntato, nel bene o nel male, la storia della repubblica. Poi sulla rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale si apre il baratro delle interpretazioni. E non la finiremo mai. Io dico, facendo riferimento alla Basilicata, che in giro c'è molta svogliatezza e che il lavoro te lo debba procurare lo stato nel senso più deleterio del termine.
Condivido il post, compresa la punteggiatura!
La precarietà giovanile (... e non....) è la prima emergenza dell'Italia. Ma in molti continuano a fare orecchie da mercante.
Confindustria riesce sempre a ricattare la politica facendo presagire scenari apocalittici se si mette mano alla Legge Biagi.
Nel programma di governo c'è scritto che la legge Biagi va cambiata, lo si faccia al più presto per rispetto a tante persone che hanno votato csx e consentito a Romano Prodi di sedere a Palazzo Chigi.......
Molto confortante.
Se il pensiero medio dei giovani di oggi è questo.
Pensavo peggio.
Questi non sono giovani...sono larve completamente risucchiate dal sistema e dal quale non sono in grado di uscirne più.
Ma ne vedremo ancora delle belle se il binario resterà sempre lo stesso...
Concordo con Jaccaranda.
il 20 ottobre sarà il giorno giusto per ricordare a qualcuno quali sono le priorità...
Verissimo: la precarietà ci ha resi e ci renderà sempre più schiavi dell'economia globale. Saremo sempre di più costretti ad interagire con la globalizzazione economica e non culturale e sociale.
Penso proprio che la c. d. legge Biagi vada rivisitata, offrendo più opportunità ai giovani, più dignità nello svolgimento della professione, più sicurezza sociale, più libertà.
Chi ha la pancia vuota, come può pensare ad impegnarsi per il bene della collettività?
Come può pensare di impegnarsi nel sociale e nella politica?
Come può dare un serio contributo al miglioramento della nostra società?
Andiamo sempre più verso lo smantellamento delle garanzie dei lavoratori, conquistate dopo anni di lotta, dagli operai negli anni settanta. Tutta la legislazione sociale è posta in serio rischio, perchè anche certa politica risponde alle logiche della spietata economia globale.
Allora, penso proprio che le garanzie poste nella Costituzione siano in serio rischio: comprese quelle di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, oltre alle libertà fondamentali che nella nostra Carta sono garantite, tutelate e insopprimibili.
Saluti Dom.
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