sabato 24 novembre 2007

Retorica di Stato

E' morto un altro militare italiano in uno dei tanti scenari di guerra dove, dicono, portiamo la pace.
Quando muoiono li chiamano eroi. Perchè?
Sono lì, volontariamente, lautamente pagati, a fare il loro assurdo mestiere.
Esisterebbe l'obiezione di coscienza; scelgono, invece, la carriera militare di cui conoscono i rischi.
Rispetto per i caduti, ma gli eroi sono ben altri.

4 commenti:

Viler ha detto...

Concetto di Eroe: un'altra americanata importata in Italia. Io credo che in questa faccia della terra esistono persone impegnate socialmente che lavorano defilati e in un silenzio ammirevole.

Pietro Dommarco ha detto...

D'accordissimo. Nessuno impone loro di intraprendere la carriera militare. Sono a conoscenza dei rischi che corrono e avrebbero potuto scegliere l'obiezione di coscienza. Ogni volta che ci si trova di fronte ad una morte, c'è un momento di riflessione, nel quale non si devono distribuire onorificenze ai caduti ma chiarire la nostra posizione in merito a queste misisoni di guerra. Le truppe andavano ritirate, e noi, invece, ne mandiamo altri allo sbaraglio.

Anonimo ha detto...

Banalmente, direi beato il popolo che d'eroi non ha bisogno. Però è una banalità d'amarissima attualità.
Dalle nostre parti, in Sardegna, che è sempre stato il "granaio" di uomini dell'esercito italiano, questo mito eterno dell'eroe non accenna a estinguersi. La retorica della B.Sassari e tutto il resto: solo che quando uno scrive post sacrosanti come il tuo, viene accusato di essere un estremista etc.etc.
Insomma, concordo pienamente con te, e vorrei la gente si commovesse non solo per la morte di un soldati, ma anche per quella di un muratore (magari caduto anch'egli mentre faceva il suo lavoro) o di un automobilista.
Saluti

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie