lunedì 29 ottobre 2007

Il presidente campesino in un'Italia "distratta"

Ho visto, nell'aula magna della mia università, piena di giovani, il compañero Evo Morales, il Presidente indio della Bolivia, il candidato al Nobel della pace.
Ho provato per un attimo l'emozione del passaggio della Storia.
Ho cercato di capire le sue parole in uno spagnolo che mi sembrava semplice e allegro, in un'atmosfera attenta e rispettosa. Mi sono ritrovato senza cuffie, ma quello che ho ascoltato è stato un linguaggio universale che non ha bisogno di traduzioni: ha parlato di risorse naturali da difendere dalle leggi del profitto, di giustizia sociale, di diritti per gli ultimi, di beni pubblici da salvaguardare, di rivoluzioni democratiche che, per essere tali, hanno bisogno della coscienza dei popoli, delle lotte di emancipazione dell'America Latina, ha parlato del suo popolo, della sua terra, degli sforzi del suo governo...
E' grave (come ricordava Gianni Minà presente all'incontro) che nessun canale della televisione pubblica si sia occupato della visita di un capo di Stato così particolare nell'istituzione culturale più grande del nostro Paese.
E' il solito discorso: torni soddisfatto a casa, dopo due ore memorabili, ceni, accendi la tv e ti ritrovi il Porta a Porta dedicato all'Italia che balla, l'approfondimento del Tg2 sulla depressione di Loredana Bertè, il prete innamorato a Matrix, la polemicuccia democratica sulle donne in politica del Tg3. Per fortuna c'è la Storia siamo noi di Minoli, parlano della battaglia di Stalingrado: lì, non sono passati...

1 commento:

Anonimo ha detto...

viste le ultime italiche vicende un presidente alla Morales non sarebbe male per evitare la deriva e segnare una vera svolta!!!!!!!!!!!!
solo guerre e mai rivoluzioni!!!!!!!!!!